COSENZA e la Stauroteca

Tra le principali opere d’arte di Cosenza c’è, senz’altro, la Stauroteca o “Croce bizantina” e etimologicamente “Reliquario della Vera Croce” (dal greco stauròs/croce e heke/raccolta). Una reliquia del legno della Croce di Cristo custodita in una croce in oro sbalzato, filigrana a vermicelli, smalto, adamantini e cristallo di rocca, realizzata alla fine del XII secolo, forse da un opificio normanno di Palermo, mentre il suo piedistallo tardo gotico, in argento dorato, è stato creato da un orafo spagnolo, tra la fine del ‘400 e i primi del ‘500. Secondo la tradizione la Stauroteca fu donata da Federico II, nel 1222, durante il dominio svevo della città, in occasione della consacrazione del Duomo.

La splendida Cattedrale di Cosenza (XI sec.), “Patrimonio testimone di una cultura di pace dell’Unesco”, costruita in stile gotico-cistercense, sull’antico Duomo romanico (crollato per il terremoto del 1184) e consacrata alla presenza di Federico II, conserva il monumento sepolcrale di Isabella d’Aragona, moglie di Filippo III di Francia. Il sepolcro di Enrico VII di Hohenstaufen (detto lo Sciancato), il ribelle primogenito di Federico II morto suicida. La tomba di sei dei sette patrioti fucilati con i fratelli Bandiera, il 25 luglio 1844, nel Vallone di Rovito. Ma soprattutto il quadro (seconda metà del XIII sec.) della miracolosa Madonna del Pilerio (incoronata ben tre volte, nel 1607, 1836 e 1922), patrona cittadina, che deriverebbe il suo nome dal calabrese “pilíeri” (pilastro) o dal greco “puleròs” (guardiano) e che protesse la città dalla peste del 1576, dai terremoti del 1783, del 12 febbraio 1854, del 1832 e del 1835.

La preziosa Stauroteca è, invece, conservata nel ricchissimo Museo Diocesano, che raccoglie magnifici reperti provenienti dalle chiese del territorio, come il bellissimo polittico dell’Annunciazione (1545) attribuito alla scuola di Pietro Negroni, detto “Lo zingarello di Cosenza” per il suo aspetto trasandato. Il Calice Torquemada (XV sec.), in argento dorato, di bottega spagnola. Un’Immacolata Concezione (XVII sec.) di Luca Giordano. Un San Gennaro (XVII sec.) di Andrea Vaccaro o Pacecco De Rosa. Due oli su tela dell’Immacolata (1749 e 1750-5) di Giuseppe Pascaletti.

 

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