BAGNARA CALABRA

Bagnara Calabra (Reggio Calabria) è una nota località balneare “incastonata a guisa di anfiteatro tra i contrafforti dell’Aspromonte” (scriveva Edward Lear) che degrada verso lo splendido mare della Costa Viola.

Il paese, premiato con la Bandiera Blu e le 3 Vele di Legambiente e Touring Club Italiano, dotato di un bel lungomare e un porticciolo turistico, offre ai visitatori spiagge bianchissime, meravigliose grotte naturali, (come la Grotta del Monaco e la Grotta delle Rondini), panorami mozzafiato sullo Stretto di Messina e le Isole Eolie (in particolare dall’Anfiteatro Belvedere, dalla Villa Comunale, dalla frazione collinare di Pellegrina), suggestivi sentieri escursionistici, come il sentiero Marturano, che dal colle omonimo scende fino alla marina e il Tracciolino. Un percorso a picco sul mare che, correndo lungo il fianco nord-est del monte Sant’Elia (noto come il “Balcone sul Tirreno”), da Palmi giunge a Bagnara, dove prende il nome di Sentiero dei Francesi.

Il primo insediamento bagnarese documentato nacque con la fondazione (1085) dell’importantissima Abbazia di Santa Maria Vergine e dei XII Apostoli sulla rupe di Marturano, voluta da Ruggero I di Sicilia, poi distrutta dal terremoto del 1783, insieme a tutto il paese, che rinacque sulla costa. Bagnara (abitata sin dal neolitico, come testimonia la sezione archeologica del Museo Angelo Versace) fu successivamente dominata da Svevi, Angioini e Aragonesi e governata a lungo dai Ruffo di Sinopoli, fino al 1811, anno in cui il comune fu riconosciuto come parte del distretto di Scilla, da cui si distaccò nel 1832.

Sul territorio comunale è possibile ammirare luoghi di interesse storico, come ad esempio la Torre di Capo Rocchi (1268-1442), una costruzione di avvistamento antisaraceni, panoramica e ben conservata. Il Castello Ducale Ruffo, o Castello Emmarita, nato su una fortezza normanna dell’XI secolo e perfettamente conservato. Raggiungibile tramite il Ponte di Caravilla (1825), l’unico al mondo a dover essere attraversato per tre volte. Villa De Leo (1912), in puro stile liberty, dichiarata di interesse culturale per la sua pionieristica struttura antisismica. All’interno delle varie chiese bagnaresi sono custoditi pezzi di alto valore artistico. In particolare, il panoramico Santuario del Carmine (riedificato dopo il terremoto del 1783) conserva una veneratissima icona bizantineggiante della Vergine Bruna (XVI sec.). La Chiesa di Maria SS del Rosario (ricostruita nel 1922), una statua marmorea del Padreterno attribuita a Giovanni Angelo Montorsoli e uno splendido “Giuditta e Oloferne”. La Chiesa di San Nicola di Bari (ricostruita nel 1929), dipinti settecenteschi. La Parrocchia di Santa Maria e dei XII Apostoli (1805), una pala d’altare della Vergine e i 12 apostoli proveniente dalla distrutta abbazia normanna. La Chiesa di Maria SS Annunziata (ricostruita negli anni Trenta), una tela dell’Annunciazione proveniente dall’antica chiesa dell’Annunziata (XVII sec.), di cui si possono ancora ammirare mura e campanile. Degni di nota la Fontana a Garibaldi (1864), che ricorda la sosta dell’eroe dei due mondi il 24 agosto 1860. I monumenti alla Bagnarota (la tenace donna bagnarese che contribuì all’economia familiare e allo sviluppo cittadino trasportando e vendendo merci per strada), agli illustri concittadini Mia Martini e Vincenzo Fondacaro.

Bagnara conserva ancora l’anima del borgo marinaro, dove la pesca, specialmente del pesce spada (festeggiato all’inizio di agosto con il Gran Galà del Pesce Spada) e del tonno, rimane un’attività fondamentale. Tra i piatti locali troviamo infatti pesce spada alla bagnarota, alla ghiotta, al salmoriglio, pasta con la scuzzetta e curitta, pasta alla bagnarese, involtini e parmigiana di pesce spada, il panino e l’arancino al pesce spada, il tonno alla bagnarese (cotto a vapore e condito con succo di limone, capperi, erbe aromatiche), cotolette, polpette e involtini di spatola, alici chini al pomodoro. Bagnara Calabra è rinomata per il suo torrone, una delizia croccante e friabile, lavorata a lungo (fino a 6 ore), a temperature altissime, che nelle due varianti tradizionali (la “Martiniana”, a base di zucchero e mandorle tostate, avvolta da granella di zucchero e il “Torrefatto Glassato” al cacao, con mandorle tostate non pelate, miele, chiodi di garofano e cannella) ha ottenuto la certificazione IGP. Tra le specialità dolciarie locali si segnalano pure i sospiri di monaca, le dita d’apostolo, i mustaccioli. Nei negozi di prodotti tipici si possono poi acquistare ottime conserve (pescespada e tonnomelanzane e peperoni sott’olio; bottarga di tonno e pesce spada; rosamarinapeperoncini ripieni di tonno).  I vini  IGT Lipuda, Scilla, CostaViola. Il pane della frazione di Pellegrina, celebrato con la Sagra del Pane di Grano, in agosto. Una famosa ceramica artigianale.

 

 

 

 

 

 

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