CIRÒ e Krimisa

Cirò anticamente si chiamava Krimisa ed era un’importante colonia della Magna Grecia, fondata (VII-VI sec. a.C.) dalla potente Crotone, su un territorio abitato fin dal Neolitico, come dimostrano i ritrovamenti nelle numerose grotte rupestri del territorio. Krimisa, grazie alla sua posizione strategica (al limite del Golfo di Taranto) e alla sua rinomata produzione vitivinicola e olearia, acquista subito una grande rilevanza marittima e commerciale, tant’è che innalza sul promontorio di Punta Alice il possente e famoso Tempio di Apollo Aleo (dal greco “alaios”, protettore del mare e della navigazione). Prosperando fino alla conquista da parte dei Bruzi (IV sec. a.C.). Verosimilmente la città sorge in collina, estendendosi fino alla costa in età classica, quando la sopraggiunta floridezza le assicura una maggior difesa. Ma la crisi economica e demografica prodotta dalla dominazione romana (che in zona preferisce puntare su altre poleis) e poi i saccheggi saraceni spingono la popolazione a tornare in collina (IX-X sec. d.C.) e a ripopolare l’antichissimo nucleo dell’attuale Cirò Superiore. Il feudo cirotano nel Trecento diventa un importante scalo marittimo, come testimonia la presenza di una numerosa comunità ebraica. Nel Quattrocento finisce nelle mani dell’avido e violento marchese Antonio Centelles e nel Cinquecento in quelle dell’esoso e dispotico barone Pietrantonio Abenante (1543-1569). Nel 1496 viene comprato (per 9.000 ducati) dai Carafa, che rinforzano il Castello e costruiscono una cinta muraria con quattro porte, Mavilia, Scezzari, Cacovia e Falcone (posizionata nella parte bassa del paese, abitata un tempo dalla comunità ebraica), la sola di cui non rimane traccia (ma c’è chi sostiene che non sia mai esistita). Nel 1571 viene acquistato (per 35.000 ducati) da Giovan Vincenzo Spinelli, che potenzia il sistema di trasporto marittimo, intensifica i traffici con la capitale del Regno di Napoli, incrementa le attività produttive (vino, olio, formaggi), tanto che, a metà Seicento (durante le rivolte degli anni di Masaniello), Cirò riesce persino a ottenere una partecipazione nel governo cittadino. La città rifiorisce sotto il Regno delle Due Sicilie, grazie soprattutto all’assegnazione di alcuni terreni demaniali ai contadini indigenti (accompagnata dalla nascita, nel 1859, della Cassa popolare di prestanze agrarie a favore degli agricoltori in difficoltà). E riprende definitivamente vigore con le riforme agrarie del primo Novecento.

 

 

 

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