SERRA SAN BRUNO: una storia di monaci

Serra San Bruno nasce con l’arrivo del monaco tedesco Bruno di Colonia, teologo e docente di Filosofia di nobili origini, già fondatore dell’Ordine Certosino a Saint-Pierre-de-Chartreuse (da cui deriva il termine Certosa), in Francia e consigliere di papa Urbano II (suo ex allievo), che a un certo punto lo chiama a Roma. Poi il Papa è costretto a fuggire e Bruno lo segue. Nel 1090 i due si rifugiano in Calabria, ospiti dei Normanni, che da poco hanno conquistato quelle terre. Lì Urbano II offre al suo confidente l’arcivescovado di Reggio Calabria, ma nel 1091 il monaco tedesco, con alcuni compagni, riprende la vita eremitica, in un territorio donatogli da Ruggero d’Altavilla, conte di Sicilia e di Calabria (di cui diverrà amico e consigliere), sull’Altopiano delle Serre, chiamato Torre. Bruno colloca i monaci (tenuti a svolgere mansioni soprattutto in cella) nel Bosco di Santa Maria, i conversi (tenuti a svolgere tutte le altre mansioni) a circa 2 km di distanza, in località Santo Stefano, dove poi nascerà la Certosa e gli operai che lavorano nel monastero, con le loro famiglie, in un luogo poco distante, creando di fatto Serra San Bruno (che acquisterà l’attuale denominazione solo nel 1863).

Il monastero, grazie alle donazioni dei re normanni (come quella della campagna attorno a Nicotera, che diventerà una delle più ricche grange della Certosa), si trasforma in una grande signoria feudale, Dal 1193 al 1411 il convento passa ai Cistercensi e si ingrandisce ancora, ottenendo vaste proprietà in varie parti della Calabria. Poi cade in abbandono, finché papa Leone X, agli inizi del Cinquecento, dopo il ritrovamento dei corpi di Bruno e del suo primo successore in Calabria, il beato Lanuino, in una fossa comune, vi richiama i Certosini. Il complesso monastico viene magnificamente ricostruito, ma nel 1783 ricade in abbandono, dopo i gravi danni subiti da una scossa di terremoto sopra il 10° grado della scala Mercalli, con epicentro nella vicina Soriano Calabro, che lascia illesi i monaci per miracolo. Il sisma danneggia anche l’abitato di Torre, l’attuale centro storico serrese (chiamato da allora Terravecchia), che ben presto viene ripristinato e affiancato da un nuovo quartiere (Spinetto, cioè “spineto”). La ricostruzione della Certosa prosegue, invece, a rilento, fino al collaudo del 13 novembre 1900.

 

 

 

 

 

 

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