Cosenza (capoluogo di provincia) sorge su sette colli (Pancrazio, Guarassano, Torrevetere, Gramazio, Triglio, Mussano e Veneri), nella Valle del fiume Crati, alla sua confluenza con il Busento. A meno di un’ora d’auto dalle spiagge dello Ionio e del Tirreno, dalle montagne della Sila e del Pollino.
Cosenza viene fondata nel IV secolo a.C. dai Bruzi, che ne fanno la loro capitale. La città si oppone al dominio di Roma, alleandosi con Pirro e con Annibale, partecipando alla rivolta di Spartaco, ma viene comunque ridotta a colonia. Durante le invasioni barbariche vi trova la morte Alarico, re dei Visigoti, reduce dal sacco di Roma, che secondo la leggenda viene sepolto, con il suo ricco bottino di guerra, proprio qui, sotto il letto del fiume Busento, deviato per l’occasione e in ogni caso sul territorio cosentino, in un posto rimasto tuttora segreto. In seguito Cosenza passa dai Normanni agli Svevi di Federico II, dagli Angioini agli Aragonesi, dai Borbone ai napoleonici e dopo il Congresso di Vienna di nuovo ai Borbone. La città partecipa attivamente al Risorgimento, riceve festante Garibaldi (il 31 agosto 1860) e, poi, si unisce al Regno d’Italia. Attualmente Cosenza accoglie una consistente comunità albanese, mentre in passato ha ospitato un importante insediamento ebraico, con la sua sinagoga.
Nel centro storico di Cosenza, considerato uno dei più belli d’Italia, sorgono la Cattedrale (XI sec.), “Patrimonio testimone di una cultura di pace dell’UNESCO”, con il quadro (XIII sec.) della miracolosa Madonna del Pilerio, patrona della città. La Chiesa del Complesso di S. Domenico (XV sec.), con una Madonna della Febbre di Giovanni da Nola. La Chiesa di S. Francesco d’Assisi (XIII sec.), eretta (su un monastero basiliano) dal Beato Pietro Cathin, discepolo di San Francesco d’Assisi, con dipinti di Guglielmo Borremans e, nel vicino monastero, il sarcofago del Beato Giovanni da Castrovillari. La Chiesa di San Francesco di Paola (1510), con una Madonna col Bambino in gloria (1551) di Pietro Negroni, una pala di Cristofaro Faffeo, reliquie del santo titolare. La Chiesa del Carmine (XVII sec.), con gli affreschi della Madonna che allatta (1553) e della cosiddetta “Madonna Bruna”. L’antichissimo Santuario del SS. Crocifisso (venerato come miracoloso). Tra le attrattive locali si segnalano ancora l’imponente Castello normanno-svevo, edificato dai saraceni sui ruderi dell’antica rocca bruzia, trasformato in roccaforte da Ruggero il Normanno e completamente ristrutturato da Federico II di Svevia. Il Museo Diocesano, che raccoglie, tra l’altro, un polittico dell’Annunciazione (1545) attribuito alla scuola di Pietro Negroni, un’Immacolata Concezione (XVII sec.) di Luca Giordano, un San Gennaro (XVII sec.) di Andrea Vaccaro o Pacecco De Rosa, due oli su tela dell’Immacolata (1749 e 1750-5) di Giuseppe Pascaletti, ma soprattutto la famosa Stauroteca (XII sec.), preziosissima croce-reliquiario della Croce di Cristo, regalata, secondo la tradizione, da Federico II nel 1222, in occasione della consacrazione del Duomo. Il Museo Civico dei Brettii e degli Enotri, con una vasta collezione archeologica provinciale e una raccolta di documenti e cimeli risorgimentali cittadini, ospitato dal Complesso monumentale di S. Agostino (1507), con la bella Chiesa barocca (ricostruita nel 1753 dopo un incendio). La Galleria Nazionale (presso il cinquecentesco Palazzo Arnone), che con dipinti (di Mattia Preti, Luca Giordano, Pietro Negroni, Marco Cardisco, Francesco Cozza) e sculture (di Giorgio de Chirico, Emilio Greco, Antonietta Raphaël, Pietro Consagra, Mimmo Rotella, Bizhan Bassiri, Umberto Boccioni, del quale sono anche presenti il pastello “Gisella” e varie opere grafiche) ripercorre la storia artistica soprattutto del Sud d’Italia, dal Quattrocento fino alle espressioni contemporanee del territorio (con Cesare Berlingeri, Giulio Telarico, Alfredo Pirri). Il MAB – Museo all’aperto Bilotti, collocato lungo Corso Mazzini, il salotto buono di Cosenza, con una serie di sculture di Giorgio De Chirico, Mimmo Rotella, Pietro Consagra, Giacomo Manzù, Emilio Greco e Sasha Sosno, donate alla città dai mecenati cosentini Carlo e Enzo Bilotti. Il prestigioso Teatro di tradizione Alfonso Rendano (1909). Il Palazzo del Governo (sede della Provincia), uno dei principali esempi di architettura meridionale ottocentesca. Il Museo Interattivo di Archeologia Informatica. Il Museo delle Arti e dei Mestieri. Il Museo del Fumetto. Il ponte di Calatrava (2018), il ponte strallato più alto d’Europa. L’avveniristico Planetario.
Sulle tavole cosentine regnano lasagne, pasta al forno, pasta alla Giancaleone, pasta e patate alla cosentina, lagane (tagliatelle) e ceci, costolette di agnello alla cosentina, mazzacorde alla cosentina, baccalà alla cosentina, patate ‘mpacchiuse, cuddruriadri. Ottimi i dolci, come la varchiglia e il rinomato bocconotto cosentino. Nel periodo natalizio si preparano turdiddri, scaliddre, chinuliddre. A Pasqua si mangiano cuculi, pitta ‘mpigliata, mostaccioli. Vasta la gamma di prodotti tipici locali, che va dal rinomato Caciocavallo Silano DOP ai salumi di Calabria DOP, a funghi (anche secchi, sottolio, in salamoia), vini (le DOC Savuto e Terre di Cosenza), Liquirizia di Calabria DOP, crocette di fichi secchi, fichi secchi al cioccolato. I famosi panari (panieri) di Cosenza e, più in generale, le lavorazioni artigianali in vimini e paglia. Le creazioni delle botteghe orafe, per le quali la città fu particolarmente celebre nel medioevo.