ROSSANO

Rossano (Cosenza) è un rinomato centro turistico, incastonato tra i primi speroni della Sila Greca e lo Ionio della Costa degli Achei. Il suo nome deriverebbe dai termini greci rusion (“che salva”) e akron (“promontorio”); in effetti il nucleo storico rossanese si è sviluppato in collina, lontano dalla malaria e dalle incursioni saracene del litorale, per poi estendersi verso il mare. La città è definita La Bizantina e la Ravenna del Sud per il suo considerevole patrimonio artistico bizantino. Dal 31 marzo 2018 è frazione del comune di Corigliano-Rossano.

Fondata presumibilmente dagli Enotri (XI sec. a.C.), all’epoca della Magna Grecia subisce il controllo della vicina Sibari (VII-II secolo a.C.). Poi diventa municipio romano. Sotto i Bizantini (540-1059) vive il suo periodo di massimo splendore, resistendo ai Visigoti di Alarico, a Longobardi e saraceni, arrendendosi solo agli Ostrogoti di Totila, ma per poco tempo. In seguito conosce le dominazioni di Normanni (1059-1190) e Svevi (1190-1266), pur mantenendo la propria indipendenza. Degli Angioini (1266-1442), che le concedono onori e privilegi, come avevano già fatto gli Svevi, ma che la infeudano, facendola passare di mano in mano a vari signori. Nella seconda metà dell’800 vive l’ennesimo periodo di splendore, che la vede addirittura sede di numerosi circoli culturali, di periodici e giornali. Rossano, che è stata un significativo centro del monachesimo basiliano (con ben sette conventi) e che in passato ha ospitato (X-XVI sec.) una sinagoga e una nutrita comunità ebraica (nella quale operò Shabbetai Donnolo, figura fondamentale dell’ebraismo meridionale), ha dato i natali a papa Giovanni VII (650). All’antipapa Giovanni Filagato (Nel 950). A San Nilo da Rossano (910), Patrono cittadino e al suo discepolo San Bartolomeo il Giovane (981). Nella notte tra il 24 e il 25 aprile del 1836 fu distrutta da un forte terremoto.

Rossano è famosa per il Codex Purpureus Rossanensis, uno dei più antichi evangeliari del mondo, Patrimonio UNESCO, forse realizzato nel VI secolo in Siria e portato in paese dai monaci basiliani. Il prezioso volume è custodito nel Museo Diocesano (ospitato dal settecentesco Palazzo Vescovile), dove sono altresì visibili tele e dipinti su tavola (XVI e XVII sec.), sculture, manoscritti, argenti e paramenti sacri, tutti di grande interesse. Vicino al Museo sorge la gotica Cattedrale di Maria Santissima Achiropita (in greco antico “non fatta da mano umana”), eretta intorno al Mille e poi rimaneggiata (XVI-XVIII sec.), con il veneratissimo affresco pietrale della Vergine residente (VI-VIII sec.). Meritano senz’altro una visita la Chiesa di S. Bernardino (XV sec). La Chiesa di S. Marco (X sec.), considerata uno dei massimi esempi dell’architettura religiosa bizantina calabrese, insieme alla Cattolica di Stilo. La bizantina Chiesa (X-XI sec.) della Panaghìa, con residui affreschi parietali di S. Giovanni Crisostomo (XIV sec.) e S. Basilio di Cesarea. La Chiesa di San Nilo (1620). L’Abbazia di Santa Maria del Patire (XI sec.), fondata da San Bartolomeo da Simeri, per volontà dei Normanni (nell’ambito del processo di latinizzazione dei territori conquistati), con splendidi pavimenti musivi e un’importante raccolta di manoscritti. Inoltre, Porta Giudecca, Porta Rupa Rilerio, Porta dell’Acqua, Porta Pente. La Torre dell’Orologio (1836) e la Torre Sant’Angelo (1543). Numerosi ruderi di secolari mulini ad acqua.

Rossano, premiata più volte con le Vele Blu di Legambiente, tra pinete e moderne strutture di svago, offre ampie spiagge di sabbia finissima, mare trasparente e un bel lungomare, situato nell’antico borgo peschereccio di S. Angelo. A disposizione degli amanti del biking, del trekking, della Natura c’è, poi, anche l’Oasi naturalistica dei Giganti Cozzo del Pesco, con i suoi maestosi castagneti di oltre 700 anni. La quercia castagnara di 500-600 anni (C: 7.30 m; H: 20 m) in contrada Lampa Patire. Una rete diffusa, spesso sotterranea, di un centinaio tra grotte naturali (che in passato ospitarono decine di monaci basiliani) e insediamenti rupestri (che anticamente diedero vita a una vera e propria civiltà), tra cui la Grotta dell’Eremita.

Rossano, polo internazionale della Liquirizia di Calabria DOP, tra le migliori al mondo, rientra nell’area di produzione dell’olio extravergine di oliva Bruzio DOP (ricavato anche dalla cultivar Rossanese o Dolce di Rossano), delle Clementine di Calabria IGP, del prelibato fico di Cosenza DOP ed è conosciuta pure per la sardella, i pomodori secchi sott’olio, il burrino, la giuncata, le castagne, il miele (specialmente il miele di fichi e castagno). Per la lavorazione dell’oro e del ferro battuto. Inoltre a Rossano si possono acquistare tutti i prodotti tipici del Parco Nazionale della Sila e della Piana di Sibari, di cui Rossano fa parte. Tra i piatti locali spiccano pasta al finocchietto selvatico, maccarruni (fusilli a ferretti) con ragù di maiale o castrato, tagliatelle con i ceci, fagioli nel coccio, girelle di bianchetti, alici scattiate (che scattiano, ‘schizzano’, quando vengono sfumate con l’aceto), baccalà con patate, peperoni e patate, broccoli rapa e salsiccia, polpette di melanzane, melanzane ripiene, cipuddizze (lampascioni), cullurielli. Chinulilli, crustoli, scoratelli, pasta a confetti. Cuccìa (dolce a base di grano bollito), per la festa di S. Lucia. Cuddure (ciambelle decorate con uova sode, dolci o salate), per la Pasqua. 

 

 

 

 

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