LOCRI e gli Itali

Locri discende da Locri Epizefiri, una delle principali polis della Magna Grecia, fondata intorno al 673 a.C., da coloni provenienti dalla Locride, una regione povera dell’antica Grecia. Prima, nella cosiddetta protostoria, questo territorio faceva parte dell’Italia (denominazione che poi si estenderà a tutta la penisola italica, con l’avanzare della conquista romana), una regione che si espandeva dallo Stretto di Messina fino all’Istmo di Catanzaro o di Marcellinara (posto tra il Golfo di Sant’Eufemia e quello di Squillace), abitata dagli Itali. Una popolazione che, adorando il simulacro di un vitello, forse originariamente si chiamò “Vituli”,  per poi derivare il nuovo nome dal termine “italós”(ovvero “toro” tanto in greco arcaico che in etrusco) oppure dal re enotrio Italo, secondo un’altra interpretazione, che perciò vuole gli Itali collegati agli Enotri, uno dei più antichi e potenti popoli che i Greci trovarono in Calabria al momento della colonizzazione, insieme agli Ausoni (distribuiti lungo il versante tirrenico calabrese). Agli Itali/Enotri si affiancheranno in seguito i Siculi, talvolta accolti dagli indigeni (come nel locrese), talvolta scacciati, tanto da doversi spostare in Sicilia.

A Locri l’età protostorica è documentata dal Museo del Territorio, ospitato dallo storico Palazzo Nieddu del Rio (primo Novecento), insieme alla Pinacoteca e Museo delle Arti, che espone dipinti e sculture di artisti contemporanei, anche calabresi (come il concittadino Pasquale Panetta e il santilariese Antonio Trifoglio). Mentre il grande passato magnogreco è documentato dall’Area Archeologica di Locri Epizefiri e dal Museo Nazionale Di Locri Epizefiri.

In centro città si inseriscono vari palazzi nobiliari di pregevole fattura, quali il maestoso Palazzo Municipale (1880), Palazzo Zappia (primo Novecento), il neoclassico Palazzo Scannapieco (1923), costruito dal ricco commerciante maiorese Vincenzo Scannapieco per accogliere l’infanzia abbandonata. La Chiesa di S. Caterina (1923), in stile romanico lombardo, con due belle torri campanarie orientaleggianti, che conserva sculture processionali (1850) di abili artigiani serresi del legno e decori pittorici di Nik Spatari. La Chiesa di S. Biagio (1908), con un affresco delle Nozze di Cana di Guido Faita. La Chiesa dell’Addolorata, dono di San Pio X. La Cattedrale di S. Maria del Mastro (1933), in stile romanico lombardo. Il monumento a Nosside, grande poetessa magnogreca locrese e quello (1872) che ricorda i cinque martiri risorgimentali fucilati a Gerace nel 1847.

Locri, compresa nella splendida Costa dei Gelsomini, offre, inoltre, ampie spiagge sabbiose, splendide baie, un magnifico lungomare. Svariate opportunità di divertimento per gli amanti del trekking, del diving, della pesca, del rafting, della mountain bike, della speleologia e ovviamente degli sport acquatici.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto