SAN SOSTI e l’ascia di Kyniskos

San Sosti nasce verso il Mille, attorno al monastero basiliano di San Sozonte, che gli dà il nome e di cui sono ancora visibili i ruderi, in località Badia. Così come il suo celebre Santuario del Pettoruto, originato da una cappella eretta (nel 1274 o 1243) dai monaci basiliani dell’Abbazia di Acquaformosa, La zona è comunque frequentata sin dall’Età del Bronzo, come attestano le tracce di un abitato (XI-X sec. a.C.) ritrovate vicino al Castello della Rocca, insieme a reperti (VI-V sec. a.C.) probabilmente collegati alla potente Sibari della Magna Grecia. Magnogreche pure le rovine del luogo di culto visibile presso la Chiesa del Carmine, luogo dal quale dovrebbe provenire la preziosa ascia votiva di Kyniskos (VI sec. a.C.), un bronzeo manufatto sibarita recante una dedica alla dea Era, che nel 1884, per misteriose circostanze, è stato acquistato, a un’asta parigina, dal British Museum di Londra. Numerose le testimonianze archeologiche di ogni epoca sparse sul territorio, compresa quella romana, che ha lasciato, tra l’altro, due ville di età imperiale nelle contrade Cerreto e Ministalla. Dalla metà del Trecento San Sosti passa di mano in mano a varie famiglie nobili, dai Sangineto e i Sanseverino fino ai principi di Belvedere Marittimo, che la possiedono dalla metà del Settecento fino all’abolizione del feudalesimo (1806), voluta dal re di Napoli Giuseppe Bonaparte. Il 24 marzo del 1946 elegge la prima sindaca d’Italia, la 24enne Caterina Tufarelli Palumbo.

 

 

 

 

 

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