PIZZO, città murattiana

L’affascinante centro storico di Pizzo è un dedalo di vicoli e viuzze, di case addossate l’una all’altra, di archetti e sottopassi. Caratterizzato da antichi palazzi nobiliari (Palazzo Musolino; Palazzo Alcalá; Palazzo Mattei; Villa Cordopatri) e affacci panoramici (u ‘spunduni; il Belvedere di Piazza della Repubblica; Piazzetta Padiglione). Da Vicolo dei Baci, tappezzato con documenti sui baci più famosi del cinema, della musica, della letteratura e da Vicolo degli Abbracci.

Su tutto regna sovrano il famoso Castello Aragonese (1492), eretto, su una torre di avvistamento angioina (l’attuale Torre Mastra, del 1380 ca.), da re Ferrante (che in quegli anni ammodernò anche i castelli di Castrovillari, Corigliano Calabro e Belvedere Marittimo, per fronteggiare le nuove tecniche d’assalto nemiche). Una fortezza quadrangolare con due torrioni cilindrici, un tempo munita di ponte levatoio (ora in pietra) e di strategici camminamenti per uscire dalla città. Oggi nota come Castello Murat, perché qui venne imprigionato, sommariamente processato e fucilato, il 13 ottobre 1815, Gioacchino Murat, ex re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte. Ricostruzioni e testimonianze di quei drammatici avvenimenti sono ora raccolte proprio nel Castello, trasformato in Museo; tra i principali pezzi della collezione, un busto ottocentesco di Murat del francese Jean Jacques Catex; l’elmo della marmorea Statua Equestre di Ferdinando IV di Borbone del Canova (alta 5 m.), che si ergeva sulla costa pizzitana finché non fu distrutta da una brigata garibaldina nel 1860; una collezione di monete antiche e armi ottocentesche.

In località La Madonnella sorge uno dei più visitati monumenti calabresi, dopo i Bronzi di Riace (Museo Archeologico di Reggio Calabria), la spettacolare Chiesa di Piedigrotta (XVII sec.), scavata in una grotta marina da alcuni naufraghi napoletani, per posizionarvi il quadro della Madonna che avevano a bordo e che inspiegabilmente li aspettava già sulla spiaggia. Nell’Ottocento un artista locale, Angelo Barone, la ampliò (realizzando tre navate) e decorò splendidamente (ricavando dalla roccia scene delle Sacre Scritture), aiutato dal figlio Alfonso (che vi aggiunse degli affreschi) e poi dal nipote, lo scultore canadese Giorgio Barone (che vi realizzò altre opere, come i medaglioni raffiguranti Papa Giovanni XXIII e John Kennedy).

In città, invece, grandeggiano la Chiesa matrice di San Giorgio (Patrono della città), un edificio barocco (XVI sec.), con un bellissimo portale in marmo, alcune statue marmoree di ottima fattura, tra cui un S. Giovanni Battista (XVI sec.) attribuito a Pietro Bernini (papà di Gian Lorenzo) e il corpo di Murat (accolto da una fossa comune). La Chiesa del Purgatorio (1651) e quella di Maria SS. delle Grazie (1771), dalla struttura muraria condivisa (con opere dei napitini Carmelo Zimatore, Diego Antonio Grillo e del vibonese Brunetto Aloi), conosciuta come “Chiesa dei Morti”, per via della cripta con alcune tombe a scolo, che mostrano scheletri seduti e verticali. La Chiesa di San Sebastiano (XVI sec.), ristrutturata nel primo Ottocento, soprattutto grazie al contributo dei pescatori di corallo napoletani (che trascorrevano parte dell’anno a Pizzo, dove il corallo allora abbondava); all’interno, tra ori e stucchi, spiccano le sei ottocentesche statue della Passione di Gesù (del polistinese Antonio Morani) che sfilano il Sabato Santo in processione. Assolutamente da visitare pure la Chiesa della Madonna del Carmine (XVI sec.), edificata su una cappella votiva eretta dai pescatori di corallo amalfitani e riedificata dopo un incendio (1995) che l’aveva semidistrutta, con una statua marmorea della Madonna del Soccorso (XV sec.) e una lignea di S. Teresa d’Avila (1604), notevoli. La Chiesa dell’Immacolata (1630), con una bella statua lignea della Madonna titolare e pregevoli dipinti dell’Ottocento. Il Santuario di San Francesco di Paola e San Rocco (1579), costruito dopo un’epidemia di peste, per ringraziare S. Rocco dell’intercessione e ricostruito dopo il devastante terremoto del 1908; con l’annesso convento dei Frati Minori (1581).

Tra le attrazioni pizzitane si segnalano ancora il Museo del Mare (che espone oltre 100.000 conchiglie provenienti da tutto il mondo; circa 5.000 fossili marini italiani e stranieri; centinaia di pesci imbalsamati e mummificati; scheletri di pesci e cetacei; attrezzi per la costruzione di navi e per la pesca; coralli e conchiglie lavorati a mano; 400 quadri di soggetto marinaro). Il Collezionista di Venti (2013), suggestiva installazione in rete metallica di Edoardo Tresoldi. I resti dello stabilimento per la lavorazione del tonno sorto vicino alle sorgenti di località Centofontane e rimasto attivo fino agli anni Settanta.

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto