Alcuni storici sostengono che Orsomarso all’epoca della Magna Grecia sia stata la colonia achea di Abystron, collocata da altri nell’attuale Aprigliano. E comunque la sua storia inizia nell’Alto Medioevo, con il massiccio arrivo di monaci basiliani in fuga dall’islamizzazione di Palestina, Siria, Egitto (VII sec.) e dall’iconoclastia (lotta al culto religioso e all’uso delle immagini sacre) scoppiata nell’Impero d’Oriente a partire da Leone III Isaurico (726); monaci chiamati, senza distinzione di lingua o provenienza, “basiliani” perché in maggioranza osservanti la regola di S.Basilio il Grande, arcivescovo di Cesarea (Cappadocia), considerato fondatore di uno dei principali ordini monastici, al pari di S. Benedetto e S. Antonio. Tutta la Calabria viene popolata da questi monaci, che, soprattutto all’inizio, prima di riunirsi in comunità strutturate (lauree, cenobi), si ritirano in zone montuose provviste di grotte e corsi d’acqua, per vivere a contatto con Dio, la Natura e anche per proteggersi dai saraceni. Essi poi si stabiliscono in località come Amantea, Cassano, Castrovillari, Cerchiara, Gerace, Grisolia, Melicuccà, Pentedattilo, Rossano, Sambiase (fraz. di Lamezia Terme), San Demetrio Corone, Santa Severina, Zungri, Stilo. E Orsomarso, che diventa il cuore del Mercurion, il principale centro del monachesimo basiliano, sviluppatosi nella Valle del fiume Lao (che nasce in Basilicata con il nome di Mercure), in suolo calabro-lucano, includendo i comuni di Aieta, Castelluccio Inferiore e Superiore, Episcopia, Laino, Latronico, Mormanno, Noepoli, Papasidero, Rotonda, Tortora, Scalea, Viggianello. E questi monaci, che soccorrono i bisognosi (anche perché con il tempo diventano proprietari di immobili e terre), che sanno guarire i malati con le piante officinali, che ammodernano i sistemi di coltivazione e introducono nuove piantagioni, si rivelano fondamentali per lo sviluppo dei territori. Infatti il primo abitato orsomarsese (chiamato Mercuri) nasce, nell’XI secolo, intorno al monastero basiliano di Castello o del Castellano (che sormontava una fortificazione longobarda, già roccaforte romana e, forse, addirittura greca), là dove oggi si innalza la panoramica Torre dell’Orologio. Durante il Feudalesimo Orsomarso diventa proprietà di vari signori, finché i baroni Brancati di Napoli non acquistano (1668), a un’asta pubblica, il feudo di Abatemarco (l’attuale Santa Maria del Cedro), che include Orsomarso, Grisolia e Marcellina (fraz. di Santa Maria del Cedro) e che resterà dei Brancati fino all’eversione della feudalità (1806).