SANTA MARIA DEL CEDRO

Santa Maria del Cedro (Cosenza) sorge nel cuore della Riviera dei Cedri, sull’Alto Tirreno Cosentino, alle spalle del Parco Nazionale del Pollino.

La sua storia è legata alla Magna Grecia, perché la sua frazione Marcellina è erede della città magnogreca di Laos. Laos, fondata (VI sec. a.C.), tra i fiumi Lao e Abatemarco, dalla potente Sibari, diventò addirittura grande come Pompei, ma nel III secolo a.C. cadde in abbandono, dopo essere stata conquistata (IV sec. a.C.) dai Lucani, che nel 389 a.C. annientarono la stessa Sibari. Ma arrivarono gli operosi monaci basiliani, che, su un rilievo roccioso, delimitato dall’Abatemarco, costruirono il monastero di San Michele e un centro agricolo. Quindi arrivarono i Benedettini, che trasformarono il villaggio in un borgo, fortificato poi dai Normanni (1060). Sotto le dominazioni angioina e aragonese il borgo dell’Abatemarco diventò proprietà di vari feudatari, finché la devastazione delle truppe napoleoniche non spinse la popolazione a creare un nuovo paese nell’attuale centro storico santamarioto.

Santa Maria del Cedro, con il suo mare turchese Bandiera Blu, il suo lungomare, è una frequentata località balneare, ma anche un punto di riferimento per il running e il trekking, il rafting e il canyoning, per il turismo culturale. Infatti nel Parco Archeologico di Laos si possono vedere i resti della città greca, risalenti al 500 a.C. (l’antico tracciato viario, la “Casa del Mosaico”, la “Casa con la Rampa”, la “Casa della Zecca”, la “Casa con la Fornace”, la “Casa delle Botteghe”), mentre i reperti archeologici magnogreci sono conservati nell’Antiquarium cittadino, vicino al Parco Archeologico e nel Museo Archeologico di Reggio Calabria. Nel complesso medioevale di San Michele o dell’Abatemarco, invece, si possono tuttora ammirare tracce di abitazioni di epoche varie, nonché i ruderi della Chiesa di San Michele e del Castello di San MicheleCastello dell’Abatemarco, fondato come fortezza dai Normanni (XI sec.), trasformato in dimora baronale dai feudatari Brancati (XVII sec.) e distrutto dai Napoleonici (XIX sec.). Tra le attrazioni turistiche del posto si segnalano pure i resti della necropoli dei Lucani (IV sec. a.C. ), dell’acquedotto normanno, della Chiesa di Sant’Andrea (forse di origine bizantina), di tre torri di guardia normanne (Torre Longa, Torre Nocito, Torre Sant’Andrea) e di Torre La Bruca (XVI sec.). L’imponente, cinquecentesco Palazzo Marino, adibito a Museo del Cedro e in passato ai lavori forzati dei detenuti, tanto da essere noto anche come Carcere dell’Impresa.

Santa Maria del Cedro è famosa per il cedro, con le sue infinite declinazioni (canditi, liquori, bibite, sciroppi, creme, marmellate, dolciumi, gelati, sorbetti, yogurt, pasta e olio extravergine di oliva aromatizzati, deliziose pietanze), a partire dai profumatissimi panicelli (tradizionali fagottini di foglie di cedro ripieni di uva zibibbo appassita e buccia di cedro, legati con filo di ginestra selvatica e cotti nel forno a legna). Un autentico ‘oro verde’, molto richiesto da Stati Uniti e Israele, dove le comunità ebraiche lo usano per la Festa delle Capanne (Sukkot). Tra i prodotti tipici santamarioti occorre pure ricordare il peperoncino. Il miele di Erica multiflora. Il vino di Verbicaro (Bianco DOC, Rosato IGT, Rosso DOC). Formaggi (caciocavallo, cacioricotta, ricotta infornata e affumicata, provola, burrino, pecorino). Salumi DOP (soppressata, salsiccia, capocollo, pancetta). Conserve (rosamarina, sarde salate, alici salate, pepate, marinate, melanzane, peperoni, pomodori secchi e pomodori secchi ripieni sottolio, peperoni tondi ripieni, olive schiacciate). Ottima la cucina locale, sia di mare (pasta mollicata e al sugo di tonno; timballo di alici; alici imbottite; pesce spada alla ghiotta; baccalà con peperoni secchi), che di terra (fusilli alla calabrese, con sugo di polpette e di capra; lagane e ceci; salsiccia con peperoni secchi).

 

 

 

 

 

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