SCALEA e i suoi scalini

Il centro storico di Scalea è un intrico di vicoli, portici e suppuorti (brevi gallerie tra le case addossate l’una all’altra, per difesa). Arroccato su uno sperone roccioso. Attraversato da una scalinata e una rete di scalini. Sovrastato dai ruderi del Castello, una fortezza edificata dai Normanni (su una rocca longobarda), poi restaurata da Svevi, Angioini, Aragonesi e abbandonata alla fine del XVIII secolo; qui Roberto il Guiscardo e suo fratello Ruggero I di Sicilia firmarono il famoso Patto di Scalea (1062), per dividersi la Calabria conquistata e quella ancora da conquistare.

Tra gli splendidi luoghi di culto scaleoti occorre citare la Chiesa di Santa Maria d’Episcopio, meglio conosciuta come Chiesa della Madonna del Carmine (proclamata protettrice della città nel 1875, dopo un’epidemia di colera), sorta in epoca basiliana (VIII sec.) per il rito bizantino, poi ampliata e ‘latinizzata’ dai Normanni, che l’affidarono ai Benedettini di Cava de’ Tirreni. Il Santuario della Madonna del Lauro (XVIII sec.), in cui si venera la statua donata da alcuni marinai di Meta di Sorrento, scampati a una tempesta lungo la costa. La Chiesa di San Nicola in Plateis (VIII-IX sec.), che custodisce le tombe degli illustri concittadini Ademaro Romano (ammiraglio e regio consigliere degli Angioini) e Gregorio Caloprese (pedagogista, medico, filosofo cartesiano, maestro del Metastasio). I ruderi del Convento Francescano (eretto dal Beato Pietro Cathin, compagno di San Francesco d’Assisi), della chiesetta bizantina di San Cataldo (XI sec.), della chiesetta dello “Spedale” (IX sec.) o di San Nicola dei Greci, eretta dai monaci basiliani per assistere i pellegrini durante le crociate.

Di grande interesse a Scalea pure Palazzo del Vescovo, edificio signorile, vagamente normanno, che accoglie un’Annunciazione attribuita alla scuola di Francesco Solimena, una Circoncisione (XVII sec.) di Paolo De Matteis, un crocifisso e una scultura di San Domenico, entrambi in legno e del XV secolo. Il Palazzo dei Principi Spinelli (XIII sec.), scrigno di immensi saloni e pregevoli affreschi seicenteschi. Il Palazzotto Normanno detto d’Episcopio (XII sec.), divenuto durante la dominazione angioina fortezza militare. Palazzo Pallamolla, appartenuto (dal XIV sec.) all’omonima famiglia di abili mercanti provenzali, che incrementò a Scalea la coltivazione del baco da seta, nonché l’esportazione del lino, della seta, del riso e della canna da zucchero.

Torre Talao (1563), indiscusso simbolo scaleoto, nato nell’ambito del poderoso sistema difensivo costiero antisaraceno del Regno di Napoli, su un isolotto ormai arenato, che rappresenta uno dei più importanti complessi musteriani della Calabria. Torre Cimalonga (XV sec.), costruzione in stile aragonese a protezione dell’omonima Porta d’ingresso alla città, divenuta poi carcere e ora sede dell’Antiquarium cittadino, che conserva reperti archeologici provenienti da Lavinium e Laos, da Torre Talao e località Petrosa. I resti di Torre della Scalicella, detta pure Torre di Giuda, perché in prossimità dell’antico ghetto ebreo oppure perché, come racconta la tradizione, un suo guardiano si lasciò corrompere (dal denaro o da una donna) favorendo un’invasione saracena.

 

 

 

 

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