Catanzaro (capoluogo di provincia e regione) fu fondata (IX sec.) dai Bizantini, come borgo fortificato contro i saraceni, su un territorio abitato fin dall’età del Ferro, dagli Itali. Con la conquista normanna (XI sec.) divenne un importante centro per la manifattura della seta, che continuò a prosperare sotto Federico II di Svevia (XIII sec.), sotto il dominio aragonese (XV sec.), grazie pure alla presenza in città di un’importante comunità ebraica, con le sue indiscusse abilità artigianali e commerciali, nonché sotto Carlo V d’Asburgo. Durante la dominazione spagnola, anche a causa della peste del 1668, del terremoto del 1783 (e della spietata concorrenza industriale), per la città e la sua rinomata attività serica iniziò una lunga e inesorabile decadenza. La rinascita economica di Catanzaro scattò nel breve periodo napoleonico e si consolidò sotto il redivivo governo borbonico e con l’Unità d’Italia.
Nel pittoresco centro storico catanzarese, la Cattedrale di Santa Maria Assunta e dei Santi Pietro e Paolo (di origine normanna) custodisce, tra l’altro, il prezioso busto reliquiario del Patrono San Vitaliano (XVI sec.), circondato da varie leggende, così come la Chiesa di Sant’Omobono (XII sec.), la più vecchia della città (con una reliquia del Santo). L’interno della Chiesa del Rosario (XVI sec.) è riccamente decorato con stucchi del ‘700 e ‘800. L’alta cupola della Basilica dell’Immacolata, dalla bella facciata barocca, è affrescata (XIX sec.) dalla scuola di Andrea Cefaly. La quattrocentesca Chiesa dell’Osservanza conserva una marmorea statua della Madonna delle Grazie di Antonello Gagini (1504) e una suggestiva scultura del Crocifisso schiodato (XVI sec.). Sui resti del castello normanno sorge la Fontana del Cavatore, simbolo cittadino e il complesso monumentale di San Giovanni (Monumento Nazionale), con l’omonima Chiesa (1532), illuminata da finestre raffiguranti la croce gerosolimitana dei Cavalieri di Malta, impreziosita da due dipinti attribuiti alla scuola dei Carracci. Assolutamente da visitare il Museo Provinciale (il più antico museo calabrese), che conserva un’importante collezione numismatica e un migliaio di reperti archeologici. Il Museo delle arti di Catanzaro (MARCA), che raccoglie opere di artisti prevalentemente meridionali, dal ‘500 al ‘900. Il Museo Diocesano di Arte Sacra. Il Museo del Risorgimento. Il Parco della Biodiversità Mediterranea e la piccola oasi urbana dell’ottocentesca Villa Margherita. Il ponte Bisantis, il secondo più alto d’Europa a campata unica in calcestruzzo. E Catanzaro Lido (Bandiera Blu), rinomata stazione balneare, ricompresa nella Costa degli Aranci.
Il piatto forte catanzarese è u’ morzeddhu (interiora di vitello), di solito servito caldo nella pitta, pure nelle varianti “cento fogli” (trippa di vitello) e baccalà. Tra le ricette tipiche locali segnaliamo anche la pasta fresca condita con un ragù a base di ‘nduja, carne macinata, carote, patate bollite, peperoni, aglio, cipolla. Pasta con alici salate; pasta e ceci con finocchi selvatici; pasta dei mietitori (con un sugo di cipolle, zucchine e patate). Tiana di agnello catanzarese; agnello fritto alla catanzarese; capretto alla catanzarese; braciolone alla catanzarese; cappone alla catanzarese. Le gustose ricette nate dalla macellazione casalinga del maiale (come la caddara, il soffritto, u’ sanguinazu). Stigghioli (frattaglie di capretto o agnello), vermituri (lumache di terra), melanzane ripiene, crispeddi, la pizza carmelitana, la fetta di Catanzaro Lido. Tra i dolci, cuzzupe, monaceddi, granita di mandorle con brioche. A Catanzaro, zona di produzione delle Clementine di Calabria IGP (con relativo miele) e della Liquirizia di Calabria DOP, si possono pure assaggiare il malvasia di Catanzaro. Le melanzane sottolio alla catanzarese. Salumi (‘nduja, soppressata) e prodotti della lavorazione tradizionale dei suini (come fresulimiti, gelatina). Formaggi (provola, pecorino con il pepe, pecorino primo sale, rasco, ricottone salato, ricotta infornata e affumicata, burrini, caciocavallo podolico, formaggio di capra).