Il Parco Nazionale del Pollino (1.926 kmq) si estende a cavallo tra la Basilicata e la Calabria, tra il mar Tirreno e lo Jonio e comprende i Monti dell’Orsomarso, il Monte Alpi e il Massiccio del Pollino, il gruppo montuoso più elevato dell’Appennino Meridionale, che culmina nelle vette più alte del Sud Italia: Serra del Prete (2181 m), Monte Pollino (2248 m) e Serra Dolcedorme (2267 m, l’ultima delle montagne appenniniche a conservare tracce glaciali).
L’area interessa 56 comuni, di cui 22 nella provincia di Potenza, 2 in quella di Matera e 32 nella provincia di Cosenza (Acquaformosa, Aieta, Alessandria del Carretto, Belvedere Marittimo, Buonvicino, Castrovillari, Cerchiara di Calabria, Civita, Francavilla Marittima, Frascineto, Grisolia, Laino Borgo, Laino Castello, Lungro, Maierà, Morano Calabro, Mormanno, Mottafollone, Orsomarso, Papasidero, Plataci, Praia a Mare, San Basile, San Donato di Ninea, Sangineto, San Lorenzo Bellizzi, San Sosti, Sant’Agata di Esaro, Santa Domenica Talao, Saracena, Tortora, Verbicaro). La zona, abitata fin dal Paleolitico, ha visto avvicendarsi nel tempo Greci, Romani, Longobardi, terribili saraceni, Bizantini, Normanni, Spagnoli.
Il Parco, patrimonio UNESCO (che incrocia la splendida Riviera dei Cedri e la grande storia della Magna Grecia), ha un inestimabile valore culturale, paesaggistico e naturalistico, specialmente là dove si apre a creste dolomitiche, foreste impenetrabili, canyon vertiginosi, panorami mozzafiato, a magnifici borghi, storici, marinari, montani. Tra le principali attrazioni del territorio si segnalano, ad esempio, la Grotta del Romito e il Santuario di S. Maria di Costantinopoli a Papasidero; il Santuario della Madonna del Pettoruto a San Sosti; il Santuario di S. Maria delle Armi a Cerchiaria di Calabria; il Santuario delle Cappelle a Laino Borgo; la Chiesa di San Giovanni Battista a Acquaformosa; il Castello aragonese a Castrovillari; i ruderi del Castello normanno-svevo e del convento di Colloreto a Morano Calabro; i siti paleontologici della Valle del Mercurion, fulcro del monachesimo basiliano. Le Gole del Lao, del Raganello; il Cozzo del Pellegrino; il Piano di Novacco; l’Abisso del Bifurto; la Timpa di San Lorenzo; la Montea; la Valle del Rosa; la Riserva Naturale Orientata del fiume Argentino.
Sulla superficie boscata del Parco (40.000 ha), caratterizzata da alberi monumentali e vestusti, crescono l’abete bianco e rosso, il faggio, il pino nero, il castagno, il larice, il cembro, il tasso, diverse specie di aceri, di querce e, nelle zone più impervie, il pino loricato, simbolo del Parco. Una specie rarissima (presente in Europa solo qui e nei Balcani), che deve il nome alle scaglie della corteccia, simili alle piastre metalliche delle loriche (le corazze degli Antichi Romani). Un pino che può raggiungere un’altezza di 40 metri, un diametro di oltre un metro, il millennio di vita (come Italus, uno degli alberi europei più antichi, che svetta da oltre 1.230 anni sul versante Sud di Serra delle Ciavole) e che ‘sopravvivere alla morte’ (grazie all’abbondante resina), trasformandosi alla fine in un affascinante monumento della Natura. Il Parco del Pollino accoglie almeno 1.200 specie floristiche (orchidee, viole, genziane, campanule, narcisi, peonie), alcune anche rare (il giglio rosso, la pusatilla alpina, il gallio). Una grande quantità di piante spontanee (aneto, assenzio, bardana, belladonna, borragine, camomilla, carota selvatica, edera, gramigna, ortica, cardo mariano, carlina, coda cavallina, farfana, genzianella, lavanda, malva, menta, origano, pungitopo, rosa canina, salvia, saponaria, timo, verbasco), frutti selvatici (lamponi, fragoline, more) e specie faunistiche (l’aquila reale, il picchio nero, il gracchio corallino, il lanario, il capovaccaio, il nibbio reale, il gufo comune e reale, il corvo imperiale, il falco pellegrino, il driomio, il lupo appenninico, il gatto selvatico), pure di interesse conservazionistico.
Nel Parco è possibile praticare molte attività sportive (trekking, escursionismo, mountain bike, sci di fondo, turismo equestre, alpinismo, canyoning, rafting, torrentismo, free climbing…) e assaggiare ricette squisite, come tagliatelle e ceci, friscatula, pasta al forno e ammollicata, mazzacorde, baccalà ai peperoni, polpette e torta di alici, frittelle di bianchetti e di fiori di zucchine, melanzane e peperoni ripieni, pan cotto, polpette di pane. La pitta (focaccia), ripiena, con i fiori di sambuco, chicculiata. Le minestre di fagiolini, di verza, di verdure selvatiche (quali cardo, finocchio, cicoria, cavolo, lattughino), magari arricchite da fagioli, salsicce e cotiche di maiale. Ottimi dolci, dai bocconotti alla scirubetta, alle delizie natalizie (scalille, turdilli, cannaricoli) o a base di frutta secca (frittelle e cassata di castagne, castagnaccio…). Tra i prodotti tipici si segnalano formaggi (mozzarella, provola, burrino, ricotta infornata e affumicata, ricottone salato, pecorino, pecorino con il pepe, felciata, giuncata, paddaccio, formaggio di capra), salumi (capocollo, pancetta, salciccia, soppressata, il prosciutto crudo Mammuth), conserve (rosamarina, olive schiacciate, melanzane, funghi e pomodori secchi sott’olio, fichi secchi a “crocetta”), prodotti da forno (taralli, friselle, biscotti). Il cece del Pollino, il fagiolo Marrozzo (o fagiolo di Laino), la lenticchia di Mormanno. Il miele millefiori, di eucalipto, melata, arancio, acacia, erica. Il vino Pollino DOC (Bianco, anche nelle tipologie Passito e Vendemmia tardiva; Rosso, anche nelle tipologie Riserva, Novello, Passito e Vendemmia tardiva; Rosato; Magliocco, anche nella tipologia Riserva; Moscato Passito), il Verbicaro (Bianco DOC, Rosato IGT, Rosso DOC). Liquori di erbe e frutti spontanei. Funghi. Tartufi, da quello nero ordinario, estivo (o scorzone), uncinato (o scorzone invernale), invernale, al tartufo bianco pregiato. Mentre nelle botteghe artigiane locali si lavorano le materie più varie, perfino la ginestra e le bucce di agrumi.